Al-Quaeda e il rischio di sequestri

Milano, 15 maggio 2020 – A seguito del rilascio da parte di sequestratori legati al gruppo terroristico Al-Shabaab (affiliato ad Al-Qaeda) di un ostaggio italiano dietro presunto pagamento di riscatto, si profila un possibile aumento del rischio di rapimento per i cittadini italiani in zone di presenza di organizzazioni legate ad Al-Qaeda, o con ideologie e metodologie di finanziamento paragonabili.

Al-Qaeda si è storicamente basata su donazioni individuali per il finanziamento delle proprie operazioni, eventualmente redistribuendo fondi ai propri gruppi affiliati che ne avessero necessità. Nel corso dello scorso decennio vari elementi, fra cui gli sforzi antiterroristici globali e la frammentazione ideologica del fronte jihadista sunnita, hanno reso il finanziamento privato una fonte di sostentamento insufficiente o inaffidabile per molte organizzazioni affiliate. I gruppi terroristici sono quindi, nel tempo, diventati sempre più autosufficienti, utilizzando come fonte di finanziamento la tassazione o sistemi di estorsione nei territori controllati, contrabbando, narcotraffico e, non da ultimo, il rapimento a fine di riscatto.

I recenti eventi hanno potenzialmente modificato l’ottica di rischio/rendimento del rapimento di cittadini italiani per molti gruppi affiliati con necessità di liquidità. Pertanto, è possibile prevedere un potenziale aumento del rischio di rapimento di cittadini italiani nel breve/medio periodo da parte delle principali organizzazioni terroristiche nelle rispettive zone di influenza, di seguito elencate:

Si raccomanda quindi una sempre maggiore attenzione alla valutazione specifica della minaccia di rapimenti con il rispettivo livello di rischio, implementando un processo di raccolta di dati ed informazione puntuale e costantemente aggiornato, al fine di validare o meno la possibile trasferta del personale valutando l’implementazione di eventuali contromisure di security. Inoltre, è fortemente raccomandato di aumentare il livello di awarness dei proprio dipendenti attraverso attività di formazione specifica su tematiche di terrorismo, criminalità e rapimenti.

Si rammenta infine che l’intervento da parte di apparati dello Stato non esclude in nessun caso la responsabilità in capo al datore di lavoro di informare, formare e supportare i propri dipendenti all’estero.

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